Un (piccolo) contributo al contrasto del Coronavirus anche dal welfare aziendale
Sono oltre due milioni i dipendenti italiani destinatari di una qualche misura di welfare aziendale.
Come noto, tra i beni e servizi che questi possono godere senza l’aggravio di tasse e contributi – sia a loro carico che a carico dell’azienda – vi sono le forme di assistenza sanitaria integrativa (art. 51, c. 2, lett a) del TUIR) e qualsiasi opera o servizio avente specifiche finalità di assistenza sanitaria (art. 51, c. 2, lett. f) e art. 100, c. 1 del TUIR).
Questa seconda opzione può rivelarsi particolarmente importante in un momento di difficoltà come quello attuale. Con il mero intento di diffondere una informazione che possa essere di supporto, ricordiamo che imprese, lavoratori e sindacati possono decidere di destinare una quota rilevante dei piani di welfare aziendale già operativi per il 2020 alla sorveglianza sanitaria e alla prevenzione dell’infezione da Coronavirus COVID-19.
Anche le visite finalizzate alla raccolta dei tamponi di controllo e alla loro analisi possono essere finanziate coi piani di welfare, alleggerendo i costi gravanti sul sistema sanitario nazionale in particolare nelle zone meno a rischio, così da indirizzare le risorse economiche e di personale degli ospedali italiani a chi ne ha maggiore bisogno o è in situazione di maggiore allerta.