La crisi Covid ha accelerato il confronto su bisogni emergenti
L’ analisi. Barone (Veneto Lavoro): le imprese si interrogano sulle priorità e ridefiniscono l’ organizzazione Si individuano soluzioni e servizi che possano coinvolgere la comunità in cui le aziende della rete operano*
La crisi Covid-19 ha agito in Veneto come un acceleratore del welfare, in particolare di quello aziendale. Succede in un territorio dove già negli ultimi anni il welfare ha occupato un posto importante nella contrattazione integrativa fra accordi aziendali, interaziendali e locali: secondo i dati OCSEL (l’ Osservatorio sulla Contrattazione di Secondo Livello) della Cisl il 38% degli accordi integrativi sottoscritti nel periodo 2017-18 hanno introdotto misure di welfare, con una crescita notevole sul biennio precedente (23%). «Il welfare si è affermato come la seconda materia più presente nella contrattazione di secondo livello, dopo il salario e prima di materie di grande importanza come l’ orario, la gestione delle ristrutturazioni e delle crisi, i diritti sindacali e l’ organizzazione del lavoro» sottolinea Tiziano Barone, direttore di Veneto Lavoro, nell’ introduzione all’ ultimo “Quaderno” dedicato a questo argomento. Ora, l’ emergenza sanitaria apre per il welfare aziendale «un ruolo strategico importante; non vi è dubbio che l’ emergenza Covid e la crisi sociale spingono le imprese a interrogarsi sulle priorità di intervento e a ridefinire la loro organizzazione per rispondere ai bisogni emergenti cercando, contestualmente, di adottare una modalità di intervento comunitaria, generativa e corresponsabile».
Non solo: proprio il welfare territoriale può rappresentare «un’ occasione di sviluppo e di supporto del territorio di riferimento e delle attività che lo caratterizzano, contribuendo alla crescita dell’ economia locale attraverso la collaborazione con altre aziende con esperienza di welfare aziendale e aiutando altresì quelle realtà più piccole con particolari difficoltà nel mercato, individuando soluzioni e servizi che possano coinvolgere la comunità in cui le aziende della rete operano».
In sostanza, proprio la crisi prodotta dall’ emergenza sanitaria «è l’ occasione per le imprese di imparare a riconoscere il valore dell’ ambiente e del benessere dei lavoratori – sottolinea Barone -, assumendo in modo concreto una responsabilità sociale. Il welfare aziendale può quindi contribuire a orientare la ripresa su basi nuove. Si tratta di garantire un livello più avanzato di sicurezza e una più ampia distribuzione del benessere, di formare le risorse, nonché di contrastare le esclusioni e di riaggregare le comunità». Al welfare aziendale si guarda non solo per la sua capacità di integrare i servizi, ma per la sua capacità di innovazione, ovvero di rispondere ai nuovi bisogni emergenti, e per la vicinanza delle imprese alle famiglie e al territorio: «Pertanto, nel futuro la funzione del welfare aziendale non può essere soltanto quella di mera erogazione di beni e servizi, ma dovrà assumere una funzione sociale ed una connotazione estesa al territorio di appartenenza».
Il servizio Veneto Welfare è stato istituito dalla Regione il 18 Luglio2017 con lo scopo di rafforzare il sistema del welfare integrato nel territorio con azioni di promozione e di monitoraggio. Come Unità Operativa in Veneto Lavoro, Veneto Welfare ha finora proceduto a un processo di accreditamento delle forme di welfare territoriale che, con varia veste giuridica, operano in Veneto. La mappatura che ne deriva è una prima ricognizione sia dei Fondi previdenziali e sanitari integrativi territoriali, di fonte bilaterale, sia delle forme di welfare territoriale che è la sedimentazione storica della solidarietà nata in molteplici forme con un comune denominatore sussidiario: Fondazioni di origine Bancaria e Fondazioni di Comunità popolano un territorio regionale arricchendolo di azioni sociali importanti, che non si risolvono negli interventi finanziari, ma strutturano reti e condividono strumenti che sono strategici per alimentare la coesione sociale. La ricognizione è allargata anche ai Fondi Pensione nazionali che hanno una presenza significativa tra i lavoratori veneti.
*Il seguente articolo è stato pubblicato su Sole 24 Ore, il 7 luglio 2021