Welfare, meno benzina ma più computer
Cambia il mondo del lavoro e così il welfare aziendale.
Quasi un lavoratore su 4, nel 2025, sarà in smart working. E così i lavoratori chiedono sempre meno benefit per la mobilità ma di più per le dotazioni digitali e di connettività, acquisto di materiali per la casa e a supporto della spesa alimentare. E il governo aveva persino incentivato l’ uso dei fringe benefit, quei buoni acquisto utilizzabili per spesa, carburante, shopping e elettrodomestici disponibili in forma cartacea o elettronica, facendo passare la soglia massima per la loro detassazione dai 258 euro per lavoratore (prima dell’ agosto 2020), ai 516 euro dopo quella data. Questo fino a gennaio 2021, quando le cose erano state riportate alla vecchia soglia. A giugno, un nuovo dietro front aveva fatto tornare in auge la soglia dei 516 euro.
A dirlo è la fondazione Ambrosetti che ha realizzato una ricerca per Edenred dove si evidenzia come l’ innalzamento della soglia abbia prodotto una crescita dei buoni acquisto erogati negli ultimi 6 mesi del 2020 del 77%. «L’ aumento della soglia di esenzione ha fatto registrare, un rialzo nell’ emissione di buoni acquisto pari al +107% a dicembre 2020 rispetto allo stesso mese l’ anno precedente. – racconta Fabrizio Ruggiero, amministratore delegato di Edenred – la misura può innescare consumi aggiuntivi fino a 4,7 miliardi di euro. Valore a cui corrisponde un volume Iva fino a 1 miliardo di euro all’ anno, maggior gettito di Iva che compensa, dunque, il mancato incasso dell’ Irpef».
Con la sospensione della misura per i primi 6 mesi del 2021 si è generato invece un vero e proprio crollo nel numero di buoni acquisto richiesti dalle aziende per i dipendenti.
Così il legislatore ha deciso di prolungare la misura, con lo scopo di supportare le famiglie e la ripresa dei consumi. Dai dati Edenred emerge un calo del circa il 30% del ricorso a questi strumenti di welfare. «Nonostante il complesso momento storico, il grande valore che gli strumenti di welfare aziendale riescono a generare è stato riconosciuto anche dai diversi governi degli ultimi due anni» spiega Ruggiero. E l’ analisi Ambrosetti ipotizza un numero di lavoratori che beneficiano degli strumenti di welfare aziendale pari a oltre 6 milioni nel 2020 e nel 2021 (fonte: Osservatorio EasyWelfare). E se nel 2020 il mercato dei fringe benefit valeva 3,4 miliardi, a fine 2023 dovrebbe arrivare a valere tra gli 8 e i 10 miliardi di euro.
Se i fringe benefit crescono, il massiccio ricorso allo smart working ha fatto scendere il numero dei pasti distribuiti nelle mense aziendali. Prima di Covid, venivano distribuiti dalla ristorazione collettiva più di 200 milioni di pasti all’ anno. Nel 2020 si sono quasi dimezzati (118milioni) secondo il report Welfare pubblicato da Fortune. E ora nel 2021 secondo stime Oricon, si è assistito a una ripresa del numero dei pasti distribuiti. «Dopo una prima contrazione nella fase iniziale della pandemia, il buono pasto ha registrato un poderoso recupero, riuscendo a raccogliere la sfida di un mondo del lavoro in continuo cambiamento – ricorda Ruggiero – Questo processo è avvenuto di pari passo con l’ evoluzione del buono pasto, oggi sempre più digitale e flessibile per rispondere alle nuove esigenze dei lavoratori, sia in smartworking che in presenza. Oggi non esistono più né luoghi ne orari fissi. In uno scenario caratterizzato da continui cambiamenti nelle abitudini di consumo delle persone, basti pensare al boom del food delivery e della spesa online, il buono pasto si è saputo adattare».
In ogni caso il welfare piace ai lavoratori. E di recente nel convegno “Il contributo del welfare aziendale alla ripresa e resilienza dell’ economia italiana”, organizzato dall’ Associazione italiana welfare aziendale, presieduta da Emmanuele Massagli, si è parlato dei benefici dell’ estensione di questa misura. Se fosse esteso a tutte le imprese del settore privato il valore del welfare aziendale potrebbe arrivare a 53 miliardi di euro, con un vantaggio per le aziende sia in termini fiscali che di aumento della produttività di 34 miliardi. Per ogni dipendente invece il beneficio sarebbe di quasi una mensilità in più all’ anno, per un totale di 19 miliardi di euro.
*Il seguente articolo è stato pubblicato su La Repubblica – Affari&Finanza, il 22 novembre 2021