Welfare aziendale: Il gruppo Volpi lancia la «Fabbrica-comunità»

da Mar 9, 2022Studi e approfondimenti

Nasce a Brescia una nuova filosofia di welfare aziendale.

Non più i «classici» contributi defiscalizzati, ma qualcosa di più profondo, che abbraccia i reali bisogni dei collaboratori e prevede un aiuto concreto al reddito, quanto mai necessario in un periodo di rincari generalizzati.

Si chiama «La fabbrica comunità» la piattaforma ideata dal gruppo Volpi, creata con Pellegrini e dedicata a tutti i dipendenti (circa 650): un lavoro di tre anni, sotto la guida di Maurizio Zipponi, già leader della Fiom di Brescia, esperto e consulente per piani industriali e internazionalizzazioni.

«L’operazione è sostenuta dalla creazione del valore, la parte dell’ebitda che di solito viene destinata a riserva va a favore della comunità – ha spiegato Alberto Volpi -. La ricchezza creata viene redistribuita: quando saremo a regime, dovremmo investire circa un milione di euro all’ anno a favore della nostra gente».

Tramite un’app i lavoratori possono controllare, in tempo reale, i benefici a cui hanno diritto: si parte dalla famiglia, con un contributo di mille euro per chi si sposa o formalizza un’ unione civile o una convivenza di fatto, passando per il contributo per la prima casa, con la possibilità di negoziare i tassi attraverso la società e il rimborso degli interessi passivi sui mutui o sui finanziamenti per l’ acquisto o la ristrutturazione della prima casa. Misure anche per la genitorialità, con un «bonus nascita» di mille euro e rimborsi spese per baby sitter e asili nido e, per i figli più grandi, per le spese scolastiche, per i trasporti per la scuola superiore e l’ università. Inoltre, il programma prevede formazione per i dipendenti (anche corsi di lingua o cucina, viaggi a scopo formativa, attività per il benessere psico-fisico) e interventi nel campo della salute, con check up per le donne over 40 e gli uomini over 50, oltre a contributi per i dipendenti stranieri (nel gruppo lavorano 19 etnie) con viaggio nella terra d’origine in occasione di determinati periodi di vacanza.

«Questa piattaforma si basa su un accordo sindacale e ha coinvolto tutti i dipendenti: è un approccio che avevo dentro di me da molto tempo», ha puntualizzato Volpi. «Non vuole essere un modello, ma abbiamo proposto questa piattaforma in altre realtà e funziona», ha evidenziato Zipponi. 

Lui, Alberto Volpi, imprenditore bresciano attivo nel campo della trasformazione alimentare dei salumi, ci tiene a sottolineare l’originalità dell’iniziativa. «Non chiamatela piattaforma welfare, sarebbe improprio, oltre che riduttivo». L’altro, Maurizio Zipponi, sindacalista e parlamentare di lungo corso, oggi consulente aziendale sui temi Esg, chiarisce: «Non si tratta di paternalismo, piuttosto della rilettura di una impostazione che già fu di Adriano Olivetti».

Nasce da questa improbabile coppia – «il diavolo e l’acqua santa» scherzano – il nuovo piano industriale che porterà da qui al 2028 il gruppo Volpi a toccare il tetto dei 300 milioni di euro (grazie soprattutto allo sviluppo dell’export) e dei mille dipendenti. Un piano industriale – e questo è indiscutibilmente un elemento di novità, almeno nel panorama manifatturiero italiano – che ruota parecchio attorno alla seconda lettera della formula (forse oggi abusata) di Esg: Environmental and social governance. «Mi guardo indietro — dice Volpi — e mi accorgo di aver fatto un bel pezzo di strada: oggi il gruppo ha cinque stabilimenti produttivi (uno a Brescia, gli altri quattro a Parma, ndr), ma presto diverranno sette (per un investimento di 32 milioni). Siamo solidi, ma l’ambizione è quella di collocare il lavoro ancora più vicino alla famiglia, liberi dalle tematiche dell’ordinamento societario». Il che, tradotto, significa un investimento, che a regime arriverà al milione di euro annuo, per essere più vicini alle esigenze della forza lavoro – «ai miei collaboratori» corregge Volpi — durante le fasi importanti vissute dalle rispettive famiglie, dall’acquisto della casa al percorso formativo dei figli.

Il progetto, citando appunto l’esperienza olivettiana, si chiama «Fabbrica Comunità» ed è frutto di un audit interno durato tre anni che è stato coordinato da Zipponi e dal suo team: «Vogliamo dimostrare — spiega l’ex parlamentare del Prc — che si può fare impresa, efficiente e redditiva, generando un valore da redistribuire. Ma un valore — sottolinea Zipponi — che a differenza delle tradizionali piattaforme di welfare, non sia un mero strumento di defiscalizzazione di un servizio come può essere l’accesso alla palestra, bensì un contributo concreto rispetto a un’esigenza economica, finanziaria o sociale che è stata individuata nel corso degli incontri con i collaboratori dell’azienda che abbiamo fatto in questi anni».

In concreto, dunque, la Volpi ha commissionato al gruppo Pellegrini una piattaforma digitale attraverso cui i dipendenti potranno accedere a una serie di servizi: dal rimborso di una quota degli interessi sul mutuo prima casa alla compartecipazione alle spese per asilo nido e baby sitter fino a un aiuto sull’acquisto dei libri scolastici e degli abbonamenti autobus per gli studenti. Inoltre, un occhio di riguardo alla mobilità sostenibile grazie alla contribuzione sull’acquisto di un’auto elettrica. Fatti due conti, oltre mille euro di benefit all’anno per ogni dipendente. «È chiaro — ragiona Volpi — che si tratta di un modello che può essere implementato soltanto in un’azienda profittevole. Ma proprio per questo credo che il messaggio possa essere condiviso da chi, come noi, ha sempre reinvestito gli utili in azienda: in una situazione così difficile come quella che stiamo vivendo, è arrivato il momento di restituire una parte del nostro Ebitda a chi ci ha permesso di arrivare fino a qui per continuare a crescere insieme in maniera stabile, sicura e sostenibile».

*Il seguente articolo è stato pubblicato su Brescia Oggi e Brescia.Corriere.it, il 9 marzo 2022

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