Non più assistenza, ma servizi alle persone
di Emmanuele Massagli*
La crescita dell’inflazione ha riacceso il dibattito sulla necessità di incrementare i salari per tutelarne il potere di acquisto, nonostante l’attuale periodo di crisi economica. Le proposte in campo sono diverse.
Il welfare aziendale è un istituto di equilibrio che contribuisce a contenere il rapporto tra salari e inflazione. Basti pensare che oggi sono circa 6,5 milioni i lavoratori che usufruiscono di beni e servizi riconosciuti dal datore di lavoro all’interno di un piano di welfare, per un importo medio dei benefit pari a circa 900 euro annui. Si tratta di un valore complessivo di oltre 3 miliardi, risorse che le imprese stanziano per rispondere ai bisogni sociali dei dipendenti e dei loro familiari.
Piuttosto che proseguire sul solco dei bonus a pioggia, pare ragionevole partire dal potenziamento di ciò che già funziona per sciogliere il nodo del miglioramento del trattamento economico complessivo (non solo salariale!) dei lavoratori italiani. AIWA, l’Associazione Italiana Welfare Aziendale, ha perfezionato negli anni un vero e proprio progetto di legge dedicato all’evoluzione di questo istituto. Nello specifico, sono nove i suggerimenti legislativi proposti dall’Associazione che rappresenta oggi oltre l’80% del mercato dei c.d. provider. Le proposte intendono enfatizzare la funzione sociale del welfare aziendale.
La prima proposta concerne il potenziamento delle misure rivolte ai familiari dei dipendenti, ricomprendendo tra queste anche il rimborso delle spese di affitto sostenute da studenti iscritti a università o ITS aventi sede oltre i 50 km dalla residenza. La seconda permette il rimborso o il pagamento diretto delle spese per la cura e l’assistenza sanitaria di animali domestici. Segue la possibilità del datore di lavoro di sostenere ogni servizio non soltanto di istruzione, ma anche di formazione continua. È stata proposta, inoltre, la ricomprensione nel welfare aziendale dei premi versati dal datore di lavoro per l’acquisto di polizze vita c.d. “caso morte” i cui beneficiari siano, individualmente, tutti dipendenti o categorie di dipendenti. Ad imitazione dell’interessante istituto della cessione delle ferie tra dipendenti è costruito il meccanismo che permetterebbe di cedere la propria quota di welfare a colleghi che abbiano esigenze di cura proprie o di familiari. Analogamente si potrebbe ipotizzare la cessione del credito welfare a realtà del Terzo Settore, al SSN e alla Protezione Civile. Coerente con il PNRR è la proposta di ricomprensione nel welfare aziendale di servizi di mobilità condivisa a uso individuale. Di natura interpretativa l’ottava richiesta, che mira alla personalizzazione dei servizi ricreativi dedicati al viaggio, per facilitare l’ingresso in questo mercato anche dei piccoli operatori turistici, volendo superare le indicazioni della prassi (Ris. 55/2020). Da ultimo, è proposta la stabilizzazione del raddoppio della soglia dei flexible benefit a 516 euro, come disposto già nel 2020 e nel 2021 proprio in esito a un suggerimento della Associazione, non confermato, a sorpresa, nel 2022.
*Il seguente articolo è stato pubblicato su Sole 24 Ore, il 12 maggio 2022