Bufera sui fringe benefit da 3 mila euro solo per chi ha fi gli: “Discriminatorio e ingestibile”
La Cisl chiede 1.000 euro per tutti i lavoratori, senza distinzioni. L’Aiwa, associazione di settore: “Troppi squilibri, misura di difficile applicazione”. Solo il 17% dei dipendenti beneficia delle misure di welfare. Le imprese più grandi hanno codici etici che impediscono discriminazioni.
di Valentina Conte*
Polverone sul nuovo tetto dei fringe benefit alzato a 3 mila euro i solo per i dipendenti dipendenti che hanno figli a carico, anche per pagare le bollette. La norma, inserita nel decreto Lavoro del Primo Maggio, rischia di discriminare lavoratori. E di trovare scarsa applicazione nelle aziende proprio per il caos applicativo. A sollevare la questione non è solo l’Aiwa, l’associazione di settore che che parla esplicitamente di “squilibri” e chiede di portare il limite a 600 euro strutturali per tutti. Ma anche la Cisl che propone di portarlo a 1.000 euro senza distinzioni.
Finisce così nella bufera l’articolo 40 del decreto Lavoro, in discussione al Senato in Commissione Affari sociali (si possono presentare emendamenti fino a mercoledì). Il governo ha stanziato 155 milioni per incrementare, nel 2023, il limite dei fringe benefit dai 258,23 euro attuali a 3 mila euro. Ma solo isolo per i lavoratori dipendenti con figli a carico, ovvero under 24 e con entrate reddituali reddituali fino a 4 mila euro annui. E da spendere non solo in beni o servizi, ovviamente esentasse sulle piattaforme di welfare aziendale, ma anche per pagare le bollette di luce, gas e acqua.
La norma è “ingestibile e inattuabile”, dice il segretario della Fim-Cisl Roberto Benaglia, sebbene ispirata a “un giusto principio di sostegno della genitorialità”. Perché saranno molte le aziende impossibilitate a differenziare i trattamenti di welfare tra i lavoratori. “Chiediamo al governo che torni a confrontarsi con le parti sociali, durante l’iter di discussione parlamentare del decreto”, prosegue Benaglia. “E che alzi la soglia, ferma da oltre trent’anni, da 258 a 1.000 per 1.000 euro per tutti, in epoca di alta inflazione. Sarebbe una giusta spinta ai tanti rinnovi di contratti contratti nazionali ed aziendali in corso”.
Emanuele Massagli, presidente di Aiwa, Associazione italiana per il welfare aziendale, osserva che “questo dei 3 mila euro è il quinto intervento in tre anni sui sui fringe benefit”, con il tetto che va su e giù creando “un’instabilità molto problematica per le imprese che non riescono a programmare il welfare perché la soglia balla di continuo”. Di qui la proposta di Aiwa: 600 euro per tutti, per sempre. Costerebbe molto meno di quanto speso dal governo sia ora (155 milioni) sia a dicembre quando portò la soglia a 3 mila euro per tutti (244 milioni): “La spesa sarebbe di 86 milioni all’anno, 250 milioni nel triennio”.
Ci sono poi incongruenze evidenti, per Massagli: “Non critico l’intento della norma, legittimo politicamente. Ma se l’obiettivo è convincere a fare figli, non si può fare con una misura che scade fra 7 mesi. Se invece si tratta di una premialità welfare per chi ha figli, il paradosso è ancora più forte. Perché il welfare prevede già misure con finalità sociali specifiche, come asili nido e babysitter. Qui invece si aumenta la soglia dei voucher e delle card che è un’altra cosa”. Alla fine sembra una forma di “tutela al reddito, ma solo per chi ha figli”. E non è detto che che un genitore sia più in difficoltà con le bollette di chi, magari perché giovane, ha stipendi molto più bassi.
Solo il 17% dei lavoratori dipendenti italiani incassa fringe benefit, ad integrazione della retribuzione. “E le grandi aziende – spiega ancora Massagli – hanno già piani interni che non permettono, in base al codice etico, discriminazioni di nessun tipo”. Se poi l’intento del governo era quello di spingere all’insù i premi, questo non accadrà: “Difficile che le aziende optino per un credito aggiuntivo: solo un diverso modo di spendere quello esistente”.
Rimangono poi tutte le obiezioni tecniche da chiarire, come il caso di entrambi i genitori dipendenti, ma con i figli a carico per il 50%: chi prende i 3 mila euro, uno solo o entrambi? E poi i fringe sono esentasse, ma la norma del decreto Lavoro non chiarisce se sono anche liberi dal prelievo contributivo. Con il bonus carburante di gennaio non è stato così. E il governo è dovuto intervenire per correggere la norma.
*Il seguente articolo è sttato pubblicato su la Repubblica A&F, il 19 maggio 2023