Il welfare aziendale dopo il Covid-19. Sei appuntamenti per orientarsi
Per riflettere e aggiornarsi sul futuro del welfare aziendale dopo l’emergenza Coronavirus. Il primo appuntamento è per il prossimo 7 aprile
Ne abbiamo parlato già con Emmanuele Massagli, presidente di Aiwa, e con David Trotti, presidente Aidp Lazio. Ma la riflessione sul “dopo-Covid19” per il welfare aziendale occuperà gran parte del nostro tempo, di questi tempi. Ne parleremo con gli imprenditori del settore. E con gli esperti. Particolarmente articolato il contributo che ci verrà da Luca Pesenti, docente di Sistemi di Welfare Comparato e di Organizzazione e Capitale Umano all’Università Cattolica di Milano e da Giovanni Scansani, co-fondatore di Valore Welfare (gruppo Cirfood), advisor specializzato nella materia.
Il “dopo-Covid19” sarà il “nostro dopoguerra”, questo il mantra in un momento nel quale c’è in gioco, letteralmente, la vita delle persone e delle aziende. Una metafora un po’ eccessiva, certamente: la guerra, con il suo cumulo di lutti e macerie, non ha nulla di paragonabile rispetto alla pur difficile e certamente drammatica condizione che ci ha investito. E tuttavia l’incertezza e l’ansia per quanto potrà accadere al nostro sistema economico non lasciano tranquilli. Mentre si attende una riflessione reale sulla “ripartenza”.
Occuparsi di Welfare Aziendale (WA), in un quadro simile, potrebbe sembrare in questo momento un puro esercizio di stile. Sarà ancora una volta il welfare dello Stato, delle Regioni e dei Comuni a dover mettere in campo le grandi misure strutturali di investimento indispensabili a dare stabilità ai sistemi sociali (con l’attenzione però di non ricadere in antiche e radicate tentazioni italiche: assistenzialismo, statalismo, inefficienza). E più in generale, la vera e prioritaria misura di welfare cui guardare sarà quella di riuscire a tornare a lavorare in salute e con tutte le garanzie necessarie per preservare la propria integrità fisica e psicologica. Passando dall’emergenza primaria di riuscire a creare le condizioni perché quel lavoro – quando l’emergenza epidemiologica sarà (più o meno) finita – sia ancora lì ad aspettarci.
Il tema del lavoro sarà un grande banco di prova, perché stavolta non si tratterà solo di salvarlo, ma di rilanciarlo come valore individuale e collettivo: è questa una delle “lezioni” che, tra le tante, il coronavirus ci ha impartito.
Vista da questa angolatura, allora, la questione chiama fin da ora pienamente in causa anche il tema del WA, elemento che del lavoro è ormai una componente di non secondaria importanza: spesso figlia di culture organizzative solide e radicate nel tempo, più recentemente frutto di nuove culture dell’HR management e improntate alla logica del valore condiviso, introdotte anche dai principali contratti collettivi nazionali oltre che da migliaia di contratti integrativi sottoscritti in altrettante imprese. Una componente sul cui sviluppo lo stesso Legislatore ha molto puntato negli ultimi anni e che gli effetti della pandemia potrebbero (e forse dovrebbero) indurre a rafforzare ulteriormente in futuro. Le prassi di WA sono, poi, assurte a più elevate considerazioni anche perché riguardano la società nel suo insieme, capaci come sono di generare impatti (positivi) sugli equilibri tra vita lavorativa e vita personale e familiare, nonché sul piano dell’economia e di quella dei territori in particolare.
In questo quadro, la domanda che vogliamo porci è semplice: come sarà il WA del “dopo-Covid19”? Continuerà a rappresentare un sostegno importante per imprese e lavoratori, anche in una chiave marcatamente anticiclica (come già ha in fondo dimostrato nella fase finale della lunga crisi recessiva che ci siamo da poco lasciati alle spalle)? Oppure si attiverà la tentazione di credere che in fondo è un lusso che non ci si può più permettere?
È innegabile che una vicenda storica ed epocale come questa che stiamo purtroppo vivendo non potrà non avere delle conseguenze. Ed è altresì innegabile che le crisi non siano solo momenti bui, ma che in esse sia possibile intravedere il bagliore della luce di qualche cambiamento positivo e che stia a noi avvicinarci a queste fonti di luce per scoprire nuovi percorsi che altrimenti non avremmo scorto.
Di questa ricerca di nuove piste di lavoro e di riflessione sul WA ci occuperemo qui in sei distinti appuntamenti, con gli articoli scritti dal professor Luca Pesenti, docente di Sistemi di Welfare Comparato e di Organizzazione e Capitale Umano all’Università Cattolica di Milano e da me.
Ogni martedì e venerdì, per le prossime tre settimane, guarderemo a quanto sta accadendo nelle imprese, tra i lavoratori e nel mercato dei Provider cercando di tracciare le linee descrittive del possibile quadro futuro considerando il WA con particolare riferimento a questi temi:
- “smart working” o “telelavoro” (forzato)? Per non perdere la bussola
- Il Welfare Aziendale nella sfida dell’emergenza
- Il futuro del Welfare Aziendale
- Il destino (segnato?) dei Premi di Risultato
- Il ruolo dei Provider: riposizionamenti e nuovi servizi
- Serviranno novità legislative?
*Il seguente articolo è stato pubblicato su Wewelfare.it, il 5 aprile 2020