Secondo welfare e contrattazione, leve strategiche per le nuove sfide sociali
Lo scorso 25 giugno, Percorsi di Secondo Welfare ha promosso un webinar insieme a Cisl Lombardia per riflettere sul ruolo del welfare contrattuale alla luce dei nuovi bisogni.
“Il Quarto rappoto sul secondo welfare conferma che in questi anni il secondo welfare è cresciuto: dai ‘cento fiori’ del 2013 è diventato un albero, con radici che affondano nella dimensione locale”. A sostenerlo è stata Franca Maino, direttrice del nostro Laboratorio, nel corso del webinar “Nuove alleanze per un welfare che cambia. Dal Quarto rapporto sul secondo welfare alle sfide poste dall’emergenza Covid-19“, organizzato da Cisl Lombardia e da Percorsi di secondo welfare lo scorso 25 giugno (qui sono disponibili i materiali e le slide dell’evento).
Calendarizzato inizialmente per il 10 marzo e rinviato a causa dell’emergenza sanitaria, il programma del webinar si è arricchito di una riflessione sullo “strumento” welfare aziendale alla luce delle nuove sfide poste dal Coronavirus, con particolare attenzione per la fragilità dimostrata dai sistemi sanitari, la difficile situazione di migliaia di lavoratori oggi in condizioni di insicurezza anche economica, il problema della conciliazione lavoro-famiglia, solo per citarne alcune.
Nuove alleanze per un welfare che cambia. La registrazione integrale del webinar
“È per noi centrale approfondire anche alla luce delle nuove sfide il rapporto tra welfare aziendale e territorio e sistema dei servizi”, ha spiegato Paola Gilardoni, segretario di Cisl Lombardia che ha coordinato l’incontro. “La persona che lavora è inserita in una dinamica di relazioni portatrice risorse, ma anche di bisogni. Gli interventi e le misure predisposti in azienda sono importanti, ma è necessario dialogo col territorio”.
Proprio per queste ragioni, dagli interventi della mattina è emerso con chiarezza che la parola d’ordine è “integrazione”: tra primo e secondo welfare, tra dimensione aziendale e territoriale, tra pubblico e privato, tra profit e non profit. A sottolinearlo è stato il segretario generale della Cisl Lombardia, Ugo Duci, il quale ha affermato che “si deve lavorare ancora di più per un welfare di comunità, inclusivo, riaffermando che un Paese come l’Italia deve tener conto dell’integrazione del welfare pubblico con un welfare integrativo, costituendo una rete che si fondi nell’intreccio della comunità familiare e della comunità aziendale”.
Anche perché il fenomeno del welfare aziendale e contrattuale continua a crescere. A livello nazionale, come emerge dai dati dell’Osservatorio Ocsel di Cisl, nel 2018 la contrattazione aziendale per il welfare è quasi raddoppiata: 38% contro il 22% del 2016. E ancora, una survey di Percorsi di secondo welfare ha permesso di stimare la crescita del mercato dei provider nel periodo 2015-2018: da 500mila a quasi 2 milioni di lavoratori coperti; da 644 a 4600 le aziende che acquistano una piattaforma (qui sono disponibili maggiori informazioni in merito). “Le piattaforme hanno dato un contributo importante allo sviluppo del welfare contrattuale, ma tanto si può ancora fare elaborando strategie di lavoro sui territori, per supportare l’incontro tra domanda e offerta di servizi”, ha sottolineato Franca Maino, e per questo “occorre creare connessioni tra i bisogni e aggregare la domanda per costruire una visione che colga le interdipendenze tra i bisogni del territorio“.
Anche nel corso del lockdown, e quindi nel pieno della crisi sanitaria legata al Covid-19, si è confermata la centralità del welfare aziendale e delle azioni di Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI). In merito, nel corso del webinar il nostro ricercatore Federico Razetti ha illustrato i contenuti del recente report “Organizzazioni solidali ai tempi del Covid-19“, pubblicato lo scorso 25 giugno nel nostro sito. Secondo Razetti, “sembra che chi era già impegnato con dispositivi di welfare aziendale e responsabilità sociale durante la crisi abbia maturato maggiormente rispetto a chi non lo aveva fatto il convincimento che in futuro sarà opportuno assicurare ulteriori sforzi in questa direzione, a conferma che l’investimento realizzato prima della pandemia si è probabilmente rivelato positivo. Ora, agire in emergenza non deve far perdere di vista che questo investimento funziona solo se l’offerta si allinea ai bisogni”.
Tanti sono stati poi gli spunti offerti dagli interventi dei relatori. “I piani di welfare aziendale hanno cominciato a moltiplicarsi negli anni della crisi”, ha ricordato Emmanuele Massagli, presidente Aiwa, l’associazione che riunisce i principali provider di welfare aziendale. “Anche la crisi attuale, nonostante sia diversa, potrebbe rappresentare un ulteriore passo avanti, un ulteriore gradino di maturità. Ci sono diversi ambiti su cui il welfare aziendale ha contribuito i questo periodo, dal potenziamento delle gravi patologie alle risorse ai sistemi sanitari nazionali, dai costi per le infrastrutture tecnologiche alle soluzioni per gestire la complessità della conciliazione vita-lavoro”.
Centrale, dunque, è l’analisi del contesto. “L’offerta standardizzata dei servizi non è in grado di dare risposte adeguate e si è capito anche nella fase di emergenza Covid”, ha detto Stefano Granata, presidente di Federsolidarietà. “Il Terzo settore in quest’ottica può giocare un ruolo decisivo perché è più radicato nella comunità e sul territorio. Occorre però integrare risorse pubbliche e private”.
Andrea Piscitelli, responsabile Relazioni sindacali di Federchimica, ha invece sottolineato come alla base dei temi del welfare e della responsabilità sociale vi sia la cultura dell’azienda: “la tecnologia digitale si è dimostrata un’alleata per gestire l’emergenza e consentire il lavoro agile”, ha affermato. “Ora dobbiamo fare un passo avanti e puntare a un’innovazione che è prima di tutto culturale. Quindi stiamo valutando coi sindacati del settore come riscrivere il lavoro agile, affinché si arrivi a un vero smart working, basato su obiettivi, sul rapporto fiduciario, su una diversa concezione di luoghi e orari di lavoro”.
Le conclusioni sono infine state affidate al segretario generale aggiunto della Cisl, Gigi Sbarra che ha affermato che oggi più che mai è necessario “costruire una visione di medio-lungo periodo che vada oltre le misure difensive, mettendo in campo interventi di natura anticiclica, per aiutare il Paese alla ripartenza. E imprescindibile, in quest’ottica, è il ruolo della contrattazione sul welfare, che anche nella fase dell’emergenza Covid-19 ha dimostrato di essere leva strategica nel rispondere ai bisogni delle persone”.
*Il seguente articolo è stato pubblicato su Secondowelfare.it, il 2 luglio 2020