«L’industria non può fermarsi Interverrà il welfare aziendale»

da Set 25, 2021Rassegna Stampa

Spectacles organizza i tamponi aziendali

Sono 25 su 70 i dipendenti dell’occhialeria non vaccinati, i titolari hanno deciso di offrire il servizio per evitare di perderli

I lavoratori non gliel’avevano ancora chiesto. Tanto meno i sindacati. Ma Nicola Cenere e Orfeo Cecchin dell’occhialeria Spectacles di Borgo Valbelluna, una settantina di collaboratori, azienda che produce montature per i più importanti marchi internazionali, hanno deciso loro stessi di proporre i tamponi gratuiti. Questione di pragmatismo: sono circa 25 i dipendenti non vaccinati per vari motivi.

Costoro, dunque, dal 15 ottobre, quando scatterà l’obbligo di green pass, avrebbero dovuto estraniarsi dalla fabbrica. Giustamente preoccupati, i titolari hanno fatto quattro conti ed hanno deciso di provvedere in proprio. E non solo garantendo la tamponatura, ma anche organizzandola, attraverso un medico del lavoro che potrà operare in uno specifico ambiente. «Siamo orgogliosi della nostra azienda», è stata la prima reazione dei lavoratori. Se ne fa interprete la signora V.C. (la sigliamo perché lei, per non far torto ai colleghi, vorrebbe l’anonimato). «L’azienda, dallo scoppio della pandemia, ci ha messo davvero in sicurezza, non solo adottando, ma moltiplicando le precauzioni. E così facendo siamo riusciti ad andare a lavorare anche nei periodi di lockdown. I nostri datori di lavoro ci tenevano a non farci perdere neppure un euro». Va detto che l’azienda è provvista di refettorio, non di mensa, per cui, al limite, i non vaccinati potrebbero entrare, magari a turno, come fanno gli altri. Ma la ditta ha assegnato, per sicurezza, posti esterni. Come dire che in fabbrica sono adottate le misure più severe. Ma il diritto al lavoro è costituzionale e va garantito. Ecco, dunque, il tampone in fabbrica per chi non ha il green pass. Con il grazie dei collaboratori.

«L’industria non può fermarsi Interverrà il welfare aziendale»

Carmelo Dinoto, medico del lavoro, racconta la sua esperienza: nelle fabbriche bellunesi i non immunizzati arrivano fino al 25%

I l tampone in azienda o nella farmacia più vicina per i lavoratori che non si vaccinano? Dal 15 ottobre sarà una necessità non più solo un’opportunità. Lo afferma Carmelo Dinoto, una vita da medico prima nell’Aeronautica Militare, oggi nell’ambito della medicina del lavoro e dell’imprenditoria, ora amministratore delegato della società Sma Service s.r.l., operante in tutto il territorio nazionale per i servizi di “Medicina del lavoro” e presidente della Sezione Servizi Innovatici Tecnologici di Confindustria Belluno Dolomiti.

L’imprenditoria fa pressing sui collaboratori perché tutti si vaccinino, sia per la loro salute, ma anche per non creare problemi alla produttività in un periodo di crescita come l’attuale. C’è molta preoccupazione anche nei suoi colleghi del bellunese per il fatto che il 20%, in alcuni casi perfino il 25% dei lavoratori non è nelle condizioni di presentare il green pass, obbligatorio nei posti di lavoro da metà ottobre. «Questa preoccupazione c’è ed è molto motivata. Io, come medico del lavoro e cittadino, mi auguro che gli indecisi si vaccinino con celerità, ma ci sono gli irriducibili. Consideriamo che ci sono persone che vorrebbero vaccinarsi ma che per motivi di salute non possono farlo. È evidente che per coloro che non effettueranno il vaccino, non rimane che fare il tampone ogni 48 ore. L’alternativa, secondo la normativa vigente, è la preclusione all’accesso agli ambienti di lavoro».

Il tampone, seppur scontato, costa e farne 10 al mese è un problema economico. In che misura dovrebbero farsene carico le aziende?

«La finalità della norma sembrerebbe quella di spingere verso un alta percentuale di vaccinati. Ma per chi si ostina a non volersi immunizzare è giocoforza che le aziende, pur di salvaguardare l’attività lavorativa di tutti i dipendenti (vaccinati e non), sarebbero disposte a sostenere il costo del tampone. Quantomeno quelle industrie che non possono permettersi di lasciare a casa i collaboratori, specie se questi svolgono mansioni qualificate o con mansioni di rilievo e indispensabili per l’azienda».

I sindacati stanno avviando una contrattazione aziendale sul tema e il presidente della Regione Luca Zaia ha proposto che il tampone gratuito nel pacchetto welfare. Di più, ha sollecitato che le aziende si organizzino per la gestione di questo servizio. Il tampone nel welfare?

«È la strada più praticabile, perché i costi vengono scaricati. E per quanto riguarda la gestione, ci sono tante aziende già pronte: chi con l’infermeria interna, chi mettendo a disposizione dei locali, oltre al personale medico ed infermieristico. Anche la nostra struttura, nel limite della disponibilità oltre alla normale attività, è disponibile a venire incontro alle necessità derivanti dall’applicazione del Decreto. Ma c’è un primo problema».

Quale problema?

«Il 15 ottobre scatta il green pass obbligatorio. Chi e come controllerà? Tante aziende si trovano in difficoltà. Occorrerà verificare le linee guida. Ci vorrà del personale dedicato, perché va controllato il green pass di ogni persona che entra nel sito aziendale. E per persona non si intende solo il dipendente ma anche gli esterni cpme i fornitori, i collaboratori e chiunque abbia necessità di accedere al sito».

Lei che conosce così bene le nostre aziende ritiene che i cinquemila lavoratori del manifatturiero non ancora vaccinati nel bellunese possano essere davvero così numerosi?

«Ci sono aziende dove i non vaccinati si limitano a poche unità, ma la media generale varia tra il 10% ed il 20%. E questo è un serio problema se in un’azienda le assenze raggiungono queste quote. Questo è uno dei motivi per cui le aziende invitano alla vaccinazione o, pur di poter mantenere l’operatività aziendale, si assumerebbero l’onere del costo del tampone. E, mi creda, numerosi imprenditori avrebbero preferito l’obbligatorietà del vaccino». 

I seguenti articoli sono stati pubblicati su Corriere delle Alpi, il 25 settembre 2021

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