Dal maggiordomo aziendale ai nidi Le imprese amiche di mamma e papà
di Luciana Cavina*
La Gd del gruppo Coesia, già nel 2012, ha anticipato tutti costruendo al Mast un asilo ad alto standard qualitativo riservato ai dipendenti.
In Lamborghini si sono accorti presto che anche i giovani padri hanno bisogno di sottrarre alla fabbrica un po’ di tempo per dedicarlo ai figli appena nati.
In Crif, ancora, hanno istituito il maggiordomo aziendale per aiutare i lavoratori e le lavoratici a svolgere qualche incombenza del privato quotidiano.
Il dato negativo della natalità denunciato in questi giorni è però un sintomo che questi sforzi non sono sufficienti a incentivare la maternità. Certo, il problema all’ apice dell’ iceberg è la precarietà ma, intanto, se l’allargamento della famiglia fosse agevolato da imprese e istituzioni pubbliche, probabilmente si vedrebbero anche più donne ricoprire cariche di responsabilità.
Almeno sulla carta, contratti e decreti stanno andando nella direzione di rimuovere gli ostacoli affinché famiglia e lavoro non siamo più scelte antitetiche ma soprattutto affinché il dilemma non sia più un affare solo di donne. Con buona pace di chi fatica ad assumere ragazze in età fertile, come aveva detto Elisabetta Franchi e come molti fanno, senza ammetterlo. E la strada resta costellata di massicci impedimenti culturali.
Limitandoci al mondo delle imprese, quanto meno, gli esempi virtuosi nel bolognese non mancano. Stimolati dalla Città metropolitana, esiste la Rete di comunità di aziende per le pari opportunità (Capo D) che promuove buone pratiche già messe in atto delle nove aziende fondatrici: Aeroporto Marconi, Automobili Lamborghini, Bonfiglioli, Caab, Crif, Emil Banca, Ima, Philip Morris e Tper. Tali pratiche consistono nel concedere flessibilità oraria per conciliare tempo di vita e tempo di lavoro o per far fronte ad esigenze specifiche, in banca a ore individuale e combinata, oltre a part time e smart working con l’ apporto di innovazioni tecnologiche. In quanto ai servizi di welfare aziendale, se non esistono spazi interni, ci sono convenzioni con i nidi e gli asili del territorio. Aeroporto, Lamborghini, Crif, e Ima hanno inaugurato anche uno sportello di supporto psicologico, mentre tutte le aziende prevedono un servizio di trasporto per favorire la mobilità dei lavoratori. Diffusa, infine, l’istituzone di borse di studio. Per i dipendenti, certo, ma anche per i loro figli. Alla Philip Morris, dove a capo delle risorse umane c’ è Simona Robotti, presidente di Capo D, si occupano anche di ridurre ogni disparità e l’ obiettivo del 40% di donne manager sta per essere raggiunto.
Il settore metalmeccanico, confermano i sindacati, è quello più avanzato in quanto a supporto alle esigenze della famiglia. Perché la contrattazione sindacale è molto viva ed efficace ma anche perché – e lo confermano gli imprenditori – c’ è talmente tanta carenza di figure professionali ad alta competenza che diventa necessario abbattere il pregiudizio che la formazione tecnica sia prerogativa degli uomini. «Io non rinuncerei mai all’ entusiasmo delle giovani», ci diceva in un’ altra occasione Valentina Marchesini di Marchesini Group, eppure ancora le studentesse sono restie a prendere in considerazione una professione che, grazie alla rivoluzione tecnologica, non è più sporco, sudore e fatica. Alla Marchesini, dunque, il tempo di vita è tenuto in grande considerazione, con varie possibilità di congedi e agevolazioni per gli studi dei figli. Alla Metalcastello di Casalecchio l’ ultimo accordo aumenta i giorni di permesso in occasione della nascita del figlio. Tempi super flessibili anche in Ducati. Un esempio di azienda di dimensioni inferiori è la Comar condensatori di Crespellano che concede permessi retribuiti illimitati per assistere i figli di età inferiore ai tre anni. È sempre all’ interno del contratto dei metalmeccanici, poi, che spunta finalmente il concetto di famiglia come cura condivisa, al di là del genere dei due genitori.
Nel settore chimico, oltre a Philip Morris, è in fase evoluta la Basf con la sede di Pontecchio Marconi che mette nero su bianco congedi più lunghi anche per i padri e con borse di studio per i figli che vanno dalle scuole medie all’ Università.
In altri settori ancora, esempio virtuoso è la Furla guidata da Giovanna Furlanetto che ha messo in piedi un programma specifico per l’istruzione dei figli, la cura di famigliari anziani e servizi di babysitting. Merita una menzione anche la multiutility Hera che spicca per l’entita di borse di studio erogate ai figli dei dipendenti, tra università, percorsi di studio all’ estero, baby sitting, aiuto compiti e supporto alle genitorialità.
È in piena attuazione, infine, il Gender equality plan (Gep) dell’ Alma Mater: un documento programmatico che, tra le altre iniziative di supporto ai dipendenti con figli, prevede la realizzazione di una cittadella per l’infanzia e spazi kid friendly.
*Il seguente articolo è stato pubblicato su Corriere di Bologna, il 19 maggio 2022