Oggi i giovani talenti scelgono un’azienda anche in base al suo welfare
Parla ad Huffpost il direttore generale e amministratore delegato di Edenred Italia: “Viviamo in un mondo in cui le nuove generazioni mostrano un livello di sensibilità importante non soltanto per la qualità del lavoro, ma anche per l’impegno delle imprese a prendersi cura dei propri dipendenti. Per questo le aziende cercano di preparare dei pacchetti che possano essere attrattivi”.
di Rara Piol*
Fabrizio Ruggiero, laureato presso l’Università la Sapienza di Roma in Economia Aziendale e con un Master in Business Administration al MIP – Politecnico di Milano, è Direttore Generale e Amministratore Delegato di Edenred Italia. Alla guida del gruppo leader mondiale nelle soluzioni digitali per il benessere delle persone e la produttività delle imprese, crede nel valore sociale di un’offerta di welfare che migliora la qualità della vita dei lavoratori.
In che modo?
Le famiglie italiane tendono a risparmiare in media tra il 20 e il 30% del loro salario, dimostrando da un lato che siamo un Paese in grado di fronteggiare i momenti di crisi; dall’altro, però, limitando l’effetto diretto sulla busta paga, perché quel salario non finisce in economia reale ma in risparmio. In questo caso, i Fringe benefit sono prodotti che per definizione devono andare in spesa, mettendo così in circolo immediatamente quell’ammontare di valore.
Ultimamente si discute molto sulla normalizzazione dei Fringe benefit. Perché è importante stabilire una soglia a livello normativo?
Oggi l’ammontare che lo Stato mette a disposizione corrisponde a 258,23 euro. Parliamo delle vecchie cinquecentomila lire. Questo ci fa capire che, sebbene si tratti di un’eccellente normativa, non viene modificata dall’introduzione dell’euro e soffre di una ridotta capacità di spesa. Con l’avvento della pandemia, nel 2020 e successivamente nel 2021, questo importo è stato raddoppiato per dare un sostegno in più ai dipendenti. Lo scorso 18 novembre 2022, con il Decreto Legge n. 176, è stata data la possibilità alle aziende di riconoscere i fringe benefit fino a 3.000 euro. Questo ha portato, come dato Edenred, non solo ad avere le richieste quintuplicate, ma anche nell’ultimo trimestre del 2022 a un maggiore utilizzo dei voucher digitali (con un incremento dal 7 al 26%).
A questo proposito, quali sono i vantaggi di un welfare 100% digitale?
Sicuramente il primo beneficio è quello dell’immediatezza. La persona che utilizza la piattaforma può usufruire di beni e servizi in tempo reale direttamente dal suo smartphone, un oggetto che abbiamo praticamente tutti e che portiamo ovunque. Un altro vantaggio strettamente legato alla velocità è la facilità del mezzo digitale. Un trend che è iniziato con i buoni pasto, che oggi raramente si vedono cartacei, ma che penso proseguirà anche per gli altri servizi. Tra i vantaggi aggiungo anche la possibilità di acquistare online, abitudine che si è consolidata durante la pandemia.
Oggi chi sceglie di accettare un posto di lavoro non valuta solo l’offerta economica, ma anche i benefit che gli vengono proposti. Nell’ottica di attrarre giovani talenti, quali sono gli strumenti di welfare che un’azienda dovrebbe offrire?
In Italia viviamo una sorta di “guerra per il talento”. Parlo della necessità, su nuove posizioni o replacement di posizioni attuali, di cercare il candidato migliore. E spesso ci si ritrova a selezionare una persona che nell’arco di pochi giorni ha già ricevuto diverse offerte. In un mondo in cui le nuove generazioni mostrano un livello di sensibilità importante non soltanto per la qualità del lavoro, ma anche verso l’impegno dell’azienda a prendersi cura dei suoi dipendenti, gli strumenti di welfare risultano essere la chiave per dare valore all’offerta. Secondo un’indagine dell’Osservatorio Civic Brands di Ipsos, secondo gli intervistati l’83% delle aziende deve occuparsi prima di tutto della qualità di vita dei propri dipendenti. Avendo questo tipo di aspettativa, le imprese cercano di preparare dei pacchetti che possano essere attrattivi attraverso l’ampia offerta di servizi delle piattaforme di welfare. Dalla sanità alla formazione, dal tempo libero (cinema, teatro, arte) ai trasporti, dall’assistenza familiare allo sport e ai viaggi.
Durante la pandemia lo smart working è entrato a pieno titolo nelle nostre abitudini lavorative. Quanto la possibilità di lavorare da casa può incidere sulla scelta del posto di lavoro?
Il tema del lavoro agile era partito circa diciotto mesi prima del Covid. La pandemia ha ovviamente accelerato l’affermazione del trend. Parliamo di una pratica ormai totalmente integrata nell’offerta della maggior parte delle aziende, che scelgono le forme più consone al tipo di ruolo professionale. Oggi i lavoratori considerano lo smart working un must have, e io aggiungo che ha dei ritorni positivi perché incide molto sulla qualità del lavoro: i dipendenti evitano di perdere tempo della loro vita nel traffico, tagliano i costi della benzina, possono dedicarsi all’affetto dei propri cari e ne beneficia anche l’ambiente.
In Islanda è stata sperimentata la settimana lavorativa di quattro giorni. È un sistema che in Italia potrebbe ridurre il burnout o, al contrario, aumenterebbe la pressione del carico di lavoro?
Nel nostro Paese alcune aziende hanno introdotto una mezza giornata libera, solitamente il venerdì pomeriggio. In quest’ottica si va sicuramente in una direzione che è di qualità della vita delle persone che lavorano. Al momento, però, né da parte delle imprese né da parte dei lavoratori, abbiamo osservato richieste in merito all’introduzione della settimana “corta”. Il rischio a oggi è che il passaggio a un sistema di questo tipo aumenterebbe la pressione del carico di lavoro.
Welfare e giovani donne: quali sono i vantaggi che un’azienda dovrebbe offrire alle sue future dipendenti?
Tra i servizi che il welfare offre alle aziende c’è sicuramente tutto ciò che concerne il supporto alla genitorialità: dalle cure neonatali all’assistenza, al nido e così via. Ogni lavoratore può scegliere come utilizzare il suo premio di produzione, ovvero se inserirlo in busta paga o acquistare beni e servizi. Ecco, statisticamente le donne convertono in welfare molto più degli uomini, spendendo soprattutto in salute e formazione. Questo tipo di strumenti può facilitare il ritorno alla vita professionale, così come può sostenere quelle donne che invece hanno bisogno di allungare il periodo di maternità.
* Il seguente articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2023 su Huffingtonpost.it