Affitto per i neoassunti, l’aiuto punta al Nord e ai profili medio-alti
Manovra 2025. In arrivo la chance per i datori di erogare fino a 5mila euro a chi si trasferisce oltre i 100 km. Mercato del welfare aziendale a 3,3 miliardi.
di Valentina Melis, Serena Uccello*
Il disegno di legge di Bilancio 2025 spinge l’acceleratore sui fringe benefit, i beni ceduti e i servizi prestati dalle aziende ai dipendenti, che godono di agevolazioni fiscali rafforzate ormai dal 2020.
Gli interventi previsti sono su due fronti: dal 2025 al 2027 restano detassati fino a mille euro (anziché fino alla soglia ordinaria di 258,23 euro) i beni e i servizi riconosciuti ai dipendenti – come ad esempio i carnet di buoni acquisto – e le somme rimborsate ai lavoratori per il pagamento di bollette, affitti, o interessi sul mutuo dell’abitazione principale. La soglia di esenzione è di 2mila euro per i dipendenti con figli; ai lavoratori che saranno assunti dal 1° gennaio al 31 dicembre 2025 con un contratto di lavoro a tempo indeterminato, le aziende potranno erogare un bonus fino a 5mila euro esentasse (ma soggetto a contributi) per pagare l’affitto e per le spese di manutenzione della casa in locazione, purché abbiano un reddito di lavoro dipendente entro 35mila euro e spostino la residenza di almeno 100 chilometri, per raggiungere il nuovo lavoro. L’aiuto durerà due anni dalla data dell’assunzione.
Quest’ultima disposizione, che secondo le stime del Governo potrebbe coinvolgere 111mila lavoratori (30.277 nel 2025, 55.896 nel 2026 e 25.619 nel 2027, secondo la relazione tecnica al Ddl di Bilancio), punta ad agevolare gli spostamenti del personale, data la difficoltà di reperire manodopera in alcune Regioni e considerando il costo della vita, che spesso è un disincentivo alla mobilità.
Aver scelto la leva dei fringe benefit potrebbe comportare qualche aggravio sotto il profilo gestionale per le aziende, che comunque in alcuni casi già prevedono incentivi per i neoassunti, come spiega Emanuele Massagli, presidente di Aiwa, l’Associazione italiana welfare aziendale:
«Le imprese – nota – potranno erogare una somma fino a 5mila euro detassata per il lavoratore, anziché offrire un superminimo più elevato o riconoscere un premio all’assunzione, come già accade per attrarre profili professionali molto ricercati, ad esempio nel campo della robotica, della manifattura o della meccatronica. Crediamo – aggiunge – che l’incentivo sarà utilizzato soprattutto nelle grandi aziende del Nord, a beneficio di lavoratori dal profilo medio-alto, fra 25 e 40 anni».
Il mercato complessivo delle misure di welfare aziendale ha raggiunto nel 2023 un valore di 3,3 miliardi, secondo gli ultimi dati elaborati da Percorsi di secondo welfare, laboratorio di ricerca legato al dipartimento di Scienze sociali e politiche dell’Università di Milano.
«Negli ultimi anni – spiega il ricercatore Valentino Santoni – i dati delle piattaforme attraverso le quali sono erogati i servizi di welfare aziendale rivelano una forte crescita della spesa in fringe benefit, che ha una natura di sostegno economico e monetario. Sarebbe utile, però, valorizzare anche la parte più sociale del welfare aziendale».
Una valutazione condivisa da Andrea Verani Masin, direttore commerciale del provider Double You:
«Le modifiche normative di questi anni – spiega – hanno dato sicuramente una spinta al mercato del welfare e sono state uno strumento di sostegno al reddito e di rilancio economico. Focalizzandosi però solo sui fringe benefit e non differenziando i beneficiari se non in base al carico familiare, non riescono a essere realmente rispondenti alle esigenze dei lavoratori, che sono correlate a dimensioni multiple».
Per Cecilia Exacoustos, head of Welfare & wellbeing solutions di Aon,
«resta evidente, da parte dei dipendenti che hanno accesso a piani di welfare e flexible benefits, un importante utilizzo di servizi non categorizzabili come fringe benefit, ad esempio il rimborso di spese scolastiche, di spese socio-assistenziali, di spese di trasporto, di servizi per salute e sport e previdenza complementare».
*Il seguente articolo è stato pubblicato su Il Sole 24 Ore, l’11 novembre 2024